Il Dubbio di Aver Investito Qualcuno - Il DOC Incidente Stradale - Dr Gaspare Costa - 340/7852422 - Psicologo e Psicoterapeuta

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Il DOC da incidente stradale: il dubbio di aver  investito inavvertitamente qualcuno

a cura del Dr Gaspare Costa

La ricerca di matrice cognitivista (Mancini, Gragnani 2002) da diversi anni ha evidenziato come l’eccesivo senso di responsabilità a cui si associa il senso di colpa ( altruistico e/o deontologico) costituisce uno degli aspetti centrali della “personalità” dell’ossessivo; in sostanza, molti sintomi del DOC sono finalizzati a prevenire possibili danni, a se stesso o agli altri,  di cui il docker si ritiene, nella stragante maggioranza delle volte senza fondamento, responsabile.

Considerando gli scopi di vita  che orientano l’attività dell’ossessivo è evidente che  la minaccia di poter danneggiare qualcuno rappresenta uno scenario invivibile in quanto egli, per una propria mancanza, sarebbe oggetto di disprezzo e quindi condannato all’emarginazione.

Questo scenario,  con ogni probabilità, trae origine nella storia di vita dell’individuo ed è  considerato talmente cocente che egli è disposto a fare qualsiasi controllo pur di evitarlo o, in alternativa, di essere sicuro di aver fatto tutto quello che era nelle proprie possibilità. Considerando queste dinamiche, descriveremo alcune manifestazioni di DOC che sono caratterizzate dall’evitare a tutti i costi di essere autore, anche involontario, di un danno altrui.

doc da incidente stradale

Il dubbio di aver  investito qualcuno inavvertitamente
Marco ha 30 anni lavora come medico, da tre anni è sposato con Giulia con cui  sei mesi fa ha avuto un figlio; Marco è sempre stato un ragazzo responsabile, scrupoloso, molto coscienzioso e da sempre dedito al prossimo, è  l’unico figlio di genitori molto religiosi legati ai valori tradizionali. Da circa due mesi la vita di marco è diventata un inferno per via di un dubbio che lo tartassa fino allo sfinimento costringendolo a fare cose che lo fanno sentire sul l’orlo di perdere la ragione; tutto ha inizio una sera quando, guidando per ritornare a casa, Marco ha le sensazione di aver urtato qualcosa  e, dopo pochi minuti, viene preso da un tremendo dubbio: “Oddio, e se avessi investito qualcuno? In fin dei conti è buio come posso essere sicuro che non era una persona?Se fosse cosi sarei un pirata della strada! Sarebbe terribile”, questi pensieri innescano in Marco un ansia terribile tanto che egli decide di tornare indietro e controllare per rassicurarsi.

Tornato a casa  racconta l’episodio alla moglie che lo tranquillizza, tutto sembra a posto ma quella stessa sera il dubbio si ripresenta tanto Marco non riesce a prendere sonno. Nei giorni successivi,  Marco  avverte che quando guida non è più tranquillo come prima, tutte le volte che supera un mezzo, specie bici o scooter,è assalito dal dubbio di averli tamponati o “buttati fuori strada” tanto che per rassicurarsi guarda lo specchietto retrovisore un infinita di volte oppure si ferma in attesa di essere superato dagli stessi mezzi.   

Man mano che il tempo passa la situazione precipita, per lenire l’ansia innescata dal dubbio Marco è costretto a fare numerosi controlli, spesso torna indietro a constatare che non ha provocato nessun incidente, evita strade dove è più probabile incontrare ciclisti, motociclisti e pedoni infine, quando torna a casa controlla accuratamente la carrozzeria e le ruote per rassicurarsi di non aver urtato nessun mezzo; la sera guarda tutti i telegiornali per assicurarsi che non vi è stato nessun incidente.

La paura di poter investire inavvertitamente qualcuno compromette significativamente la qualità della vita di Marco, egli si sente costretto a percorrere vie meno trafficate allungando a dismisura il percorso per recarsi al lavoro, inizia a rinunciare a guidare tutte le volte che può ed usa l’auto solo per necessità, quando guida è iperviglie pronto ad elaborare qualsiasi segnale di minaccia che inevitabilmente aumentano, non sente più l’autoradio per non essere distratto; ogni volta che incontra un ambulanza a sirene accese sul senso di marcia contrario alla sua direzione Marco è assalito dall’angoscia e, quasi sempre, inverte la direzione per andare a controllare che egli , senza accorgersi, abbia potuto investire qualcosa o qualcuno. Quando guida in compagnia Marco si sente meno ansioso, ogni tanto chiede qualche piccola rassicurazione  al passeggero che lo fa stare subito meglio.
Cosa teme Marco
Le fisse di Marco e gli estenuanti rituali di controllo hanno forse la funzione di proteggerlo da uno scenario ritenuto invivibile? Come è noto la “personalità” dell’ossessivo è caratterizzata da una eccessiva tendenza alla colpevolizzazione per presunti danni causati a se stessi o agli altri; in altre parole, essi  sovrastimano sia la propria responsabilità che la gravità del danno che ha come conseguenza immaginata quella di essere svelati e condannati al pubblico disprezzo.

Considerando che in gioco vi sono scopi fondamentali come l’amabilità (Castelfranchi) risulta comprensibile, anche se è una soluzione disfunzionale,  il bisogno dell’ossessivo di annullare qualsiasi rischio a costo di impegnare la maggior parte del tempo e delle energie in faticosi quanto inutili rituali di controllo e altre attività preventive ( soppressione, richiedeste di rassicurazione, ruminazione etc.).

Questa premessa ci consente di comprendere meglio sia il pensiero ossessivo di poter  inavvertitamente  investire qualcuno che tutti rituali di controllo finalizzati a ridurre l’ansia alimentata dal dubbio che compromettono significativamente la qualità della vita di Marco.  Come abbiamo visto Marco è un medico che presta anche servizio a bordo dell’ambulanza del 118, è una persona scrupolosa dedita all’aiuto del prossimo e rispettoso dei valori tradizionali; immaginiamo cosa significherebbe per lui, in termini di conseguenze etico/morali e professionali,  se lo scenario proposto dal Disturbo Ossessivo Compulsivo diventasse realtà: egli perderebbe tutto e di colpo sarebbe solo un pirata della strada meritevole di pubblico disprezzo.

Professionalmente la sua carriera di medico e soccorritore sarebbe distrutta, immagina già la locandina dei giornali e le notizie dei telegiornali che riportano la notizia:  “ scoperto medico pirata della strada”, “provoca incidente e fugge, arrestato pirata della strada”, “medico del 118  indagato per omicidio stradale” etc. E’ chiaro che uno scenario del genere, per chi ha investito la propria vita sull’aiuto del prossimo, risulta invivibile tanto che Marco si sente il dovere di azzerare qualsiasi rischio rispetto alla minaccia temuta anche se è consapevole che  la probabilità che egli possa provocare un incidente senza rendersene conto è  bassissima.

La posta in gioco diventa ancora più grave se si pensa che il danno non riguarda solo la sfera lavorativa con tutte le consegue che ne derivano ( impossibilità di sostenere economicamente la famiglia e quindi ulteriori danni inflitti agli altri per propria responsabilità) ma compromette anche i valori etico morali in cui Marco si è sempre identificato e che erano fonte di orgoglio personale; da persona altruista e dedita al prossimo egli ora viene riconosciuto e si riconosce come un cinico pirata della strada oggetto di pubblico disprezzo  destinato ad essere emarginato dal consorzio umano.

Se pensiamo a quanto possa essere cocente uno scenario del genere comprendiamo  l’atteggiamento iper-prudenziale di Marco nei confronti delle sue fisse, egli sa bene che sono esagerate ma l’ansia che gli procurano è insopportabile tanto che per lenirla egli è
disposto a controllare infinite volte lo specchietto retrovisore, la carrozzeria e  i pneumatici; al fine di rassicurarsi di non aver inavvertitamente investito qualcuno è anche disposto a rifare la strada tante volte, ad inseguire un ambulanza che viaggia contromano, ad allungare considerevolmente il percorso pur di evitare strade trafficate e molti altri comportamenti di controllo che lo fanno anche sentire matto.
In questa breve descrizione possiamo riscontrare le caratteristiche essenziali con cui  il DOC si manifesta ad iniziare dai contenuti mentali intrusivi (pensieri, dubbi, immagini, impulsi)  che, nel caso di Marco assumono il dubbio di aver inconsapevolmente provocato un incidente, la penosa condizione di ansia che questo dubbio comporta ed infine i rituali di controllo finalizzati a scongiurare lo scenario temuto  che di conseguenza riducono transitoriamente la sofferenza.La trappola del DOC scatta quando interpretiamo questi contenuti mentali come fatti e non come produzioni della nostra mente destinate a cadere nell'oblio  in breve tempo;  l'ansia associata al dubbio e i conseguenti rituali finalizzati a lenirla  costituiscono i circoli viziosi che permetto al DOC di alimentarsi e cronicizzarsi. Approfondisci la cura del DOC.
La Riproduzione è Riservata - Dr Gaspare Costa
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